Capgemini Italia https://www.capgemini.com/it-it/ Get The Future You Want Fri, 14 Jul 2023 12:42:39 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.3 https://prod.ucwe.capgemini.com/it-it/wp-content/uploads/sites/15/2021/07/cropped-favicon.png?w=32 Capgemini Italia https://www.capgemini.com/it-it/ 32 32 Ecosistemi di dati: trarre vantaggio dai dati esterni per prendere decisioni efficaci https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/ecosistemi-di-dati-trarre-vantaggio-dai-dati-esterni-per-prendere-decisioni-efficaci/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/ecosistemi-di-dati-trarre-vantaggio-dai-dati-esterni-per-prendere-decisioni-efficaci/#respond Fri, 14 Jul 2023 08:20:52 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=845419 The post Ecosistemi di dati: trarre vantaggio dai dati esterni per prendere decisioni efficaci appeared first on Capgemini Italia.

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Ecosistemi di dati: trarre vantaggio dai dati esterni per prendere decisioni efficaci

Capgemini
Jul 14, 2023

Gli ecosistemi collaborativi di dati sono partnership fra diverse fonti dati e diverse organizzazioni volte alla condivisione di dati e conoscenza, in modo da generare per tutti gli utenti un valore che non potrebbe essere creato se le fonti dati fossero segregate fra loro.

C’è un mondo di prodotti, servizi ed esperienze che non può essere analizzato, compreso e governato unicamente con i “propri” dati: è indispensabile cooperare con altre realtà per avere una visione più completa, estendere le proprie capacità e migliorare il proprio business e quello di chi coopera. Tutto ciò, con l’obiettivo di ottenere informazioni migliori e una conoscenza più approfondita del proprio business.

Un ecosistema di dati collaborativo offre la possibilità di far emergere prodotti, servizi o esperienze del cliente che derivano dall’unione di informazioni provenienti da fonti diverse: non si basa sul condividere o trasferire i propri dati a un’altra azienda, ma sul mettere a disposizione della comunità indicatori o informazioni in vari modi. Ad esempio attraverso un marketplace, in modo regolato e sicuro.

Per un’azienda la gestione dello Scope 3 del Carbon Footprint è un argomento talmente vasto e ramificato da necessitare della creazione di un ecosistema di dati collaborativo che copra la catena del valore dei propri prodotti e servizi.

Vuoi approfondire questo tema e sapere in che modo i nostri esperti possono supportarti nel costruire un ecosistema collaborativo di dati?

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Cloud economics: come ottenere il massimo valore dal cloud https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/cloud-economics-come-ottenere-il-massimo-valore-dal-cloud/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/cloud-economics-come-ottenere-il-massimo-valore-dal-cloud/#respond Wed, 05 Jul 2023 09:16:26 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=845382 The post Cloud economics: come ottenere il massimo valore dal cloud appeared first on Capgemini Italia.

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Cloud economics: come ottenere il massimo valore dal cloud

Capgemini
5 Jul 2023

Inizialmente il cloud ha suscitato grande interesse nel mondo enterprise per la sua “promessa” di ridurre i costi delle risorse infrastrutturali. Tuttavia, paragonare i costi di hosting a quelli del cloud pubblico non è un’attività così scontata come può sembrare.

Automazione, elasticità, misurabilità, consumo self-service e on-demand delle risorse offerte dal cloud pubblico rappresentano le basi della rivoluzione della cloud economy, che osserviamo nei processi di trasformazione digitale delle aziende tecnologicamente più avanzate e più complesse.

Il significato della “T” di Total Cost of Ownership (TCO)

Quando si parla di Total Cost of Ownership, l’accento va posto sulla parola “Total”, totale: quanto più ampio è l’approccio trasformativo, maggiori sono i vantaggi a lungo termine. Per questo motivo, avviando un reale processo trasformativo, è possibile avere un impatto rapido e diretto sul TCO, con numerosi benefici:

  • Ottimizzazione dei costi per soddisfare le reali esigenze di business. Il cloud pubblico offre una granularità molto fine nella configurazione dei suoi servizi, un’elevata elasticità delle risorse e degli approcci innovativi come quello serverless, che permette di ottimizzare i consumi delle risorse e, quindi, i costi, rispetto alle reali necessità di utilizzo. Pertanto, quanto più si ha un approccio cloud nativo, tanto più si ottimizzano i costi rispetto alle necessità.
  • Gestione più “smart” della disponibilità dei servizi. Una delle principali voci di costo è rappresentata dalle risorse infrastrutturali necessarie a supportare gli scenari di disaster recovery: tali costi possono essere razionalizzati applicando una gestione più intelligente delle infrastrutture messe a disposizione dai fornitori di cloud pubblico, che consentono di ridurre al minimo la spesa per le risorse non utilizzate (o in stand by).
  • Aumento della produttività. È possibile aumentare la produttività delle attività di sviluppo sfruttando al massimo i meccanismi di automazione offerti dal cloud e introducendo la metodologia DevOps che consente, se correttamente applicata, di ridurre il costo unitario delle attività di manutenzione e di esecuzione delle applicazioni.

Il costo unitario rappresenta la chiave di volta nella definizione dei business case che coinvolgono la trasformazione basata sul cloud: l’evoluzione del modello operativo sta portando a una trasformazione strutturale di lungo termine delle spese IT. Per ottimizzare tali costi, la struttura IT aziendale deve, diversamente da quanto avviene di solito, prevedere e controllare la richiesta attuale e futura di servizi e applicazioni.


Vuoi sapere quale processo trasformativo attuare nella tua azienda per avere un impatto rapido e diretto sul Total Cost of Ownership (TCO)? Contatta il nostro esperto!


Trasformare la natura dei costi IT

Il passaggio da un modello di costo basato su CAPEX a un modello basato prevalentemente su OPEX consente di ridurre gli investimenti a monte e di rendere più fluido il cash-out. Tuttavia, per gestire al meglio la componente economica legata al cloud, occorre guardare oltre la fase di investimento: l’elasticità della domanda e, di conseguenza, dei consumi, creano le condizioni ideali per trasformare la spesa IT in un costo variabile, soprattutto se quest’ultima è direttamente collegata alle linee di prodotto e di servizio che a volte portano con sé variazioni anche significative.

Il vero impatto a lungo termine della cloud economy è rappresentato dal passaggio a un’organizzazione orientata al prodotto che va oltre la struttura tipica dell’IT, seppur, ovviamente, includendola: questo passaggio consente una reale trasformazione della spesa IT in un costo variabile.

Il valore del cloud e il suo impatto sui costi

In un business case è difficile quantificare gli elementi di valore offerti dal cloud, ma diventano evidenti se confrontiamo i casi delle aziende che hanno adottato completamente il cloud come piattaforma di trasformazione del business con quelle che non l’hanno fatto:

  • La velocità di rilascio di nuove funzionalità e servizi aumenta in modo drastico, considerando l’autonomia di product manager e team di sviluppo in un’organizzazione che ha adottato appieno un approccio cloud: questo rappresenta un fattore chiave di differenziazione, in particolare nell’ambito digitale.
  • Il costo delle attività di ricerca, sviluppo e sperimentazione si riduce notevolmente: un approccio che fa leva sul cloud pubblico elimina la maggior parte delle spese iniziali di approvvigionamento hardware e software necessarie per testare nuovi prodotti, servizi e applicazioni. La spesa può essere interrotta immediatamente al termine della sperimentazione, quando cessa il consumo del servizio stesso.
  • Gli investimenti nell’innovazione dei fornitori di cloud sono un importante fattore di accelerazione: aumenta la velocità di commercializzazione (con la conseguente riduzione del time-to-market) e si riducono i costi di sperimentazione. L’evoluzione costante dei servizi avanzati relativi a dati, intelligenza artificiale e IoT è accessibile a costi molto ridotti, soprattutto per le attività di sperimentazione, consentendo una barriera d’ingresso molto bassa e un maggiore potenziale di innovazione a parità di costi (se l’approccio viene confrontato con l’hosting tradizionale).

Considerando soltanto i fattori appena elencati, è evidente che il ritorno sull’investimento è maggiore nel caso in cui si scelga di sfruttare il cloud come piattaforma per l’intero processo di digitalizzazione e business transformation aziendale.

È importante sottolineare che il percorso di trasformazione verso il cloud non è esclusivamente tecnico, ma è un percorso di trasformazione aziendale a 360 gradi. Per ottenere il massimo valore da questo percorso trasformativo, è necessario agire coordinando business, IT, finanza e risorse umane.


Quali sono i vantaggi economici dell’uso del cloud come piattaforma per trasformare il business? Contatta il nostro esperto!


La cloud economy: un equilibrio dinamico

La natura self-service e on-demand dei consumi del cloud, in particolare nelle organizzazioni orientate allo sviluppo di uno o più prodotti, consente una procedura di acquisto e attivazione delle risorse IT più distribuita e variabile. I requisiti di queste ultime possono variare nel tempo, così come il fornitore di servizi. È possibile attivare nuovi servizi e disattivare soluzioni non più necessarie.

In questo contesto entra in gioco FinOps, un processo continuo di governance e ottimizzazione delle pratiche di consumo del cloud, che garantisce che la spesa sia il più possibile ottimizzata rispetto alle reali esigenze aziendali. Per tenere sotto controllo i costi del cloud si possono sfruttare diversi strumenti:

  • Nuovi modelli e pratiche operative che inglobano le pratiche FinOps
  • Modelli architetturali e scelte progettuali orientate all’ottimizzazione dei costi già in fase di design
  • Accordi contrattuali con i fornitori di cloud pubblico che mirano a ottimizzare i costi

È evidente che gli aspetti economici legati a un processo di trasformazione basato sul cloud vanno valutati all’interno di una trasformazione aziendale completa. Se ci si limita a considerare esclusivamente il fattore di esternalizzazione delle risorse infrastrutturali, il business case di trasformazione del cloud non consente di cogliere il valore del cloud in tutta la sua portata, inclusi i vantaggi che porta a tutte le aree aziendali.

Se vuoi saperne di più su questo tema e approfondire le soluzioni cloud offerte da Capgemini, scrivi al nostro esperto:

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Come misurare e monitorare l’impatto ambientale del cloud? https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/come-misurare-e-monitorare-limpatto-ambientale-del-cloud/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/come-misurare-e-monitorare-limpatto-ambientale-del-cloud/#respond Fri, 16 Jun 2023 12:43:48 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=845276 The post Come misurare e monitorare l’impatto ambientale del cloud? appeared first on Capgemini Italia.

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Come misurare e monitorare l’impatto ambientale del cloud?

Capgemini
16 Jun 2023

Il cloud ha un aspetto di materialità da considerare. Infatti, occorre analizzare tuti gli asset che lo rendono possibile: server, storage e unità di archiviazione, apparati di rete che, come tutti i componenti di un’infrastruttura IT, consumano energia. Per non parlare dei data center che li ospitano e che hanno bisogno di energia, in particolare per i loro sistemi di raffreddamento.

Vanno prese in considerazione diverse variabili: la richiesta di energia per il funzionamento di queste infrastrutture varia a seconda del paese in cui il data center è ospitato e in particolare dalle condizioni contrattuali con i diversi fornitori di energia. Il consumo di energia, tuttavia, non è l’unico fattore da tener presente. È essenziale studiare tutte le risorse utilizzate, compresa l’acqua per produrre apparecchiature e processori, nonché per ridurre la temperatura all’interno dei data center.

Per misurare l’impatto ambientale del cloud, è necessario tenere conto dell’intero ciclo di vita dei server. La stima di tale consumo deve coprire l’intera catena del valore, dalla produzione dei vari server al loro utilizzo finale, compreso il riciclaggio e la gestione del fine vita. Tipicamente la documentazione tecnica dei produttori di server indica una durata media di 4-5 anni. Tuttavia i principali fornitori di servizi cloud hanno come obiettivo primario l’aumento di tale durata, con particolare attenzione alla gestione degli aspetti legati alla manutenzione preventiva.


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Come integrare KPI sostenibili durante una migrazione al cloud?

I cloud provider pongono particolare attenzione agli aspetti di sostenibilità e conducono molti progetti di ricerca e sviluppo su questo tema, grazie ai quali oggi sono in grado di ridurre le emissioni di CO2 a lungo termine dei data center e delle infrastrutture che forniscono.

Oltre al “business case” economico, è necessario produrre anche un “carbon case” che integri informazioni rispetto al consumo di energia e di emissioni di CO2 per determinare qual è il “guadagno” per l’azienda nel passaggio al cloud in termini di impatto ambientale. Per fare questo, bisogna prima determinare qual è il punto di partenza per l’azienda, calcolando il PUE (Power Usage Effectiveness) dei propri data center, valutandone il costo energetico e il consumo di “carbonio”.

Fondamentalmente, tramite la tecnologia avanzata che i cloud provider mettono a disposizione per il setup dei propri data center, l’impatto in termini di PUE sarà certamente positivo. A questo si aggiunge la necessità di ottimizzare, una volta completata la migrazione in cloud, la gestione dell’infrastruttura e del parco applicativo indipendentemente dal cloud provider di riferimento (sia esso Microsoft Azure, AWS o Google Cloud).

È quindi importante fare delle riflessioni inerenti la necessità effettiva di infrastrutture ridondate (da limitare, ad esempio, in caso di ambienti non business critical) o la disponibilità delle applicazioni, dal momento che non necessariamente tutte devono essere disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Gli approcci FinOps possono aiutare nel fare questo tipo di valutazioni.

Quali azioni per l’ambiente intraprendere quando un’azienda ha già completato la migrazione al cloud?

Per monitorare l’impatto ambientale delle risorse in cloud, i principali provider mettono a disposizione tool di monitoraggio del carbon footprint, che forniscono informazioni e consentono di fare analisi sull’utilizzo a lungo termine.

Ecco un esempio pratico di come mettere in pratica la eco-responsabilità aziendale: comprendere le implicazioni ambientali legate all’utilizzo delle risorse in cloud e limitare lo spreco di risorse nel caso non siano strettamente necessarie. In passato, le aziende erano solite eseguire il setup di un nuovo ambiente di test ogni volta che c’era necessità di testare nuovi rilasci di un’applicazione. Oggi non è più così.

I tool di monitoraggio dell’impatto ambientale messi a disposizione dai cloud provider sono sicuramente un primo punto di partenza, anche se non consentono, allo stato attuale, di ottenere una perfetta visione d’insieme: alcuni dati sono molto complessi da ottenere. Ad esempio, per determinare il PUE di un data center dei cloud provider, non sempre le informazioni disponibili sono del tutto comprensibili.

La parola d’ordine è “consapevolezza”: aumentare il livello di consapevolezza dell’impatto ambientale delle proprie scelte, così da monitorarlo in modo costante e modificare i propri consumi utilizzando i servizi in cloud in modo responsabile ed eco-sostenibile.

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Green IT: che cos’è e come si applica https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/green-it-che-cose-e-come-si-applica/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/green-it-che-cose-e-come-si-applica/#respond Tue, 23 May 2023 09:45:27 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=845088 The post Green IT: che cos’è e come si applica appeared first on Capgemini Italia.

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Green IT: che cos’è e come si applica

Capgemini
23 mag 2023

Il concetto di Green IT è emerso nel 1992, quando l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti ha lanciato il marchio “Energy Star”.

Per Green IT si intende la progettazione, l’utilizzo e lo smaltimento di hardware informatico, tecnologie informatiche, applicazioni software e processi aziendali più adatti alla sostenibilità ecologica.

Attualmente meno del 20% delle aziende progettano prodotti e servizi digitali che siano anche ecosostenibili.

Il 60% dell’impatto della componente IT deriva da device, data center, traffico di rete e quindi dal software e dai servizi che risiedono all’interno delle componenti IT che, a loro volta, scambiano un numero sempre più elevato di dati.

Fig.1: Dati tratti dal “Sustainable IT Survey” del Capgemini Research Institute

Oggi il Green IT, ovvero la riduzione dell’impatto del digitale, insieme all’IT4Green, ovvero il modo in cui la digitalizzazione contribuisce alla salvaguardia del nostro pianeta, è all’interno della Green Strategy che ogni azienda dovrebbe intraprendere.


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Per questo è necessario diffondere una cultura ecosostenibile, sensibilizzando i team impegnati nella fase di design e sviluppo delle soluzioni digitali per adottare il migliore approccio possibile nelle attività che permettono di:

1) Ottimizzare le componenti hardware

Ogni volta che ci ritroviamo a lavorare su sistemi on premise o in cloud, occorre tener conto dell’ambiente su cui installeremo il nostro applicativo. È fondamentale mantenere un approccio sempre attento alle configurazioni hardware/istanze che metteremo a disposizione e gestire gli ambienti in modo essenziale, con una progettazione dei processi “frugale”, in modo da limitare il loro impatto sui sistemi (batch, backup, ridondanze, allineamenti di dati, etc).

2) Progettare applicazioni ecosostenibili

In fase di progettazione di un’applicazione occorre tener conto di alcuni aspetti fondamentali affinché il risultato risponda alle esigenze non solo del business ma anche del Green IT:

  • Inclusione e accessibilità: il servizio deve essere fruibile e comprensibile da tutti;
  • Frugalità funzionale e tecnica: il servizio deve utilizzare meno risorse possibile per creare il valore atteso;
  • Esemplarità: il servizio deve illustrare l’impegno responsabile dell’impresa.

Fra questi aspetti, quello a cui spesso si pone meno attenzione è la “frugalità tecnica”.

La scelta del linguaggio spesso è lasciata alle competenze del gruppo che realizza il progetto a discapito della sua efficienza rispetto all’ambiente in cui si troverà a lavorare, ai sistemi con i quali si interfaccerà o, ancor più importante, al tipo di lavoro che dovrà svolgere.

Se la scelta non sarà guidata da questi aspetti, probabilmente verrà meno anche l’adozione delle buone regole di programmazione e l’attenzione durante le fasi di sviluppo all’occupazione di risorse hardware che oggi siamo abituati a considerare illimitate, concentrando su di esse tutte le cause del cattivo funzionamento di un software.

3) Migliorare la gestione dei dati

Nella gestione ordinaria di un software è fondamentale anche prestare attenzione alla dimensione e replicazione dei dati che vengono trasferiti tra sistemi interni o esterni.

Un aspetto da tenere in considerazione nei concetti di Green IT e Design for Sustainbility è l’ottimizzazione dei dati che vengono movimentati, cercando ove possibile di lavorare sul concetto di cache[1], sulla dimensione delle informazioni che viaggiano sulla rete e sullo scambio ridondante di dati.

Tali azioni vengono determinate a partire dalla fase di progettazione del software, non solo lavorando sui dati, ma anche attraverso un approccio attento a visualizzare, lato interfaccia utente, solo ciò che effettivamente è necessario al fine di garantire l’operatività della piattaforma.

Fig.2: Le aree da presidiare

Si tratta di una vera e propria trasformazione nell’approccio alla progettazione e gestione della tecnologia, che richiede da un lato un upskilling profondo dell’ITC, dall’altro una consapevolezza allargata al business e a tutte le funzioni aziendali. Un insieme coerente di nuovi approcci, nuovi metodi, nuovi strumenti da adottare per migliorare l’usabilità dei servizi digitali, aumentare le performance, ridurre le risorse occupate consentendo un minore consumo energetico e un’estensione della vita delle componenti hardware con un contributo importante nelle strategie Net Zero delle aziende.

Questi benefici ambientali possono essere misurati e monitorati in coerenza con la certificazione ISO 14064 sia dalle società di progettazione del software che dalle imprese che utilizzano gli applicativi software, a integrazione delle politiche di Carbon Management e della comunicazione del proprio impegno in tema di sostenibilità ambientale ai propri stakeholder.

[1] Memoria in cui un computer immagazzina le informazioni più frequentemente usate per consentire un accesso più rapido alle stesse.

Se vuoi saperne di più su questo tema e approfondire le soluzioni di sostenibilità offerte da Capgemini, contatta i nostri esperti e autori di questo articolo:

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Data platform: come valorizzare il patrimonio dei dati aziendali https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/data-platform-come-valorizzare-il-patrimonio-dei-dati-aziendali/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/data-platform-come-valorizzare-il-patrimonio-dei-dati-aziendali/#respond Mon, 15 May 2023 08:17:41 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=845063 The post Data platform: come valorizzare il patrimonio dei dati aziendali appeared first on Capgemini Italia.

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Data platform: come valorizzare il patrimonio dei dati aziendali

15 Mag 2023

Per diventare davvero “data-centric”, abilitando i conseguenti benefici di business, le aziende devono affidarsi a una solida conoscenza tecnica delle tecnologie cloud più innovative, oltre che a una governance ben strutturata.

Alla luce delle nuove opportunità offerte dalle piattaforme cloud, quali azioni dovrebbero mettere in campo le aziende che vogliono far leva sui dati per la modernizzazione del proprio business?

L’ambizione di numerose aziende è diventare data-centric, ossia di mettere i dati al centro del proprio modello di business, operativo e decisionale. Spesso queste realtà possiedono una mole di dati considerevole, hanno già definito un data lake e “costruito” un data warehouse aziendale, per cui tutto ciò che devono fare è semplicemente mettere a frutto questa fonte di ricchezza informativa.

Ma non sempre è facile.

Per molto tempo, infatti, i dati aziendali sono stati utilizzati esclusivamente per finalità di reportistica, ossia per fornire indicazioni sullo stato delle attività e dei processi di business. Tuttavia le aziende data-centric sfruttano i dati (e il loro valore intrinseco) con modalità molto più evolute: ad esempio li raccolgono per alimentare nuovi modelli di business, per differenziare la propria offerta (attraverso, ad esempio, la personalizzazione della customer experience e/o dei motori di raccomandazione) o per alimentare i propri processi di R&D e di innovazione.

Il dato, quindi, diventa un vero e proprio prodotto dell’azienda e assume una rilevanza strategica all’interno dei processi chiave per il business. Per questo motivo, la frequenza di aggiornamento e la completezza del dato rappresentano due criteri fondamentali per qualificarne valore e potenzialità.

Con queste premesse, risulta molto complesso abilitare gli use case appena elencati facendo leva su soluzioni tecnologiche progettate essenzialmente per la mera reportistica. Utilizzando sistemi verticali spesso “segregati” in silos, infatti, i diversi team che lavorano sui dati non riescono ad accedere ad essi con modalità rapide ed efficienti, come auspicato, rendendo molto limitato l’uso che riescono a farne. Per sviluppare nuovi servizi e nuovi modelli di analisi, è necessario incrociare i dati di diverse aree aziendali, estendendo la condivisione di questa conoscenza a tutta l’azienda (e spesso anche all’esterno).

Oltre alla condivisione, sarebbe inoltre opportuno industrializzare i processi di data science, facilitare l’uso e il riutilizzo degli algoritmi oltre che definire un framework di sicurezza e di governance flessibile ma rigoroso. Non completare queste attività può mettere a serio repentaglio il raggiungimento dell’obiettivo finale di trasformare l’azienda in una realtà data-centric.


Come trasformare i dati in un prodotto di rilevanza strategica all’interno dei processi chiave per il business? Contatta il nostro esperto!


I tre fattori per misurare il successo di una platform enterprise

Ci sono tre dimensioni fondamentali da tenere in considerazione:

  1. L’impatto economico. La modernizzazione infrastrutturale, la razionalizzazione e il pooling delle risorse, oltre che il modello di pricing del cloud (basato sul concetto pay-per-use) possono ridurre il Total Cost of Ownership (TCO) di un fattore che va dal 20% al 50% (considerando un carico di lavoro costante).
  2. Il numero di use case abilitati. Uno degli obiettivi chiave (se non quello principale) della modernizzazione è aumentare la capacità di trasformare le idee di valore in soluzioni produttive.
  3. La soddisfazione degli utenti. Questi ultimi si scontrano quotidianamente con i limiti dei modelli e degli strumenti tradizionali, per cui è importante far percepire agli utenti il valore del nuovo approccio e soddisfarli.

Quando questi tre fattori si combinano, la piattaforma dati aziendale diventa il motore di una profonda e rapida trasformazione dell’organizzazione verso una modalità operativa decisamente incentrata sui dati.

Tecnologie cloud: gli aspetti tecnici alla base delle tecnologie all’avanguardia

Per abilitare gli scenari precedentemente ipotizzati, il cloud rappresenta un fattore essenziale. Le piattaforme cloud dei principali provider sono flessibili, potenti e sicure: offrono l’agilità, la scalabilità e tutte le funzionalità necessarie per realizzare i casi d’uso più avanzati e complessi, garantendone l’applicabilità su larga scala. Grazie alla nuova generazione di strumenti a supporto della gestione dei dati in cloud, inoltre, la condivisione dei dati è finalmente possibile all’interno di un contesto di maggiore controllo e minor costo, con impatti positivi sulla produttività e sulla collaborazione all’interno dei team.

Per diventare realmente data-centric, quindi, le organizzazioni devono intraprendere un processo di modernizzazione delle proprie piattaforme dati con due obiettivi principali: sfruttare i vantaggi tecnici ed economici del cloud e promuovere e industrializzare una nuova modalità di utilizzo dei dati.


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Modernizzare: sì, ma come?

Dal punto di vista pratico, come si può modernizzare la propria piattaforma dati?

Si tratta di un’iniziativa progettuale su larga scala, di rilevanza strategica, con impatti sia sul business che sull’IT. Pertanto deve essere sponsorizzata e avviata dai livelli gerarchici aziendali più elevati. Il primo passo verso il percorso di modernizzazione è definire le condizioni e gli obiettivi dell’intera iniziativa, per dettagliare tutti i contorni tecnici (quanto dei sistemi esistenti deve essere dismesso?) e finanziari (quali sono i ritorni attesi di questo importante investimento?).

Una volta completato lo step di definizione degli obiettivi, si può ragionare sull’architettura target della nuova piattaforma che dovrà focalizzarsi su due aspetti fondamentali: la sicurezza e l’automazione, fattori essenziali che consentiranno di creare gli ambienti secondo le specifiche necessità e di raccogliere i benefici operativi e finanziari del cloud.

Per quanto riguarda la scelta delle soluzioni tecnologiche, occorre preservare la libertà di azione e di decisione nei confronti dei fornitori. Anche i dettagli tecnici non sono certamente da sottovalutare: il cloud porta con sè numerose facilitazioni, ma la migrazione dei dati, le integrazioni tecniche, la sicurezza e il completamento di tutte le attività necessarie per realizzare una piattaforma dati in cloud non sono così immediate. Su questi aspetti è fondamentale essere accompagnati da un fornitore come Capgemini, che ha maturato elevata expertise in servizi cloud.

Allo stesso tempo, è essenziale definire dei processi di governance e controllo adeguati. La realizzazione della nuova piattaforma mira a industrializzare e democratizzare l’utilizzo dei dati e richiede, quindi, il coinvolgimento di un gran numero di attori (data architect, data engineer, data scientist, data steward, business analyst, sviluppatori, utenti business e così via) in un percorso di rivisitazione completa dei processi. Per ottenere i benefici attesi è necessario precisare ruoli e compiti di ciascuno e istituire sin dal principio opportuni organi di controllo. Senza questo step, la qualità dei dati raccolti e delle informazioni prodotte può deteriorarsi molto rapidamente, e con essa la fiducia degli utenti.

Infine, è necessaria una forte spinta al cambiamento. Con la nuova piattaforma di dati, i business user, chi lavora sui dati e i diversi team IT vedranno cambiare le proprie attribuzioni: assumeranno nuovi ruoli, utilizzeranno nuovi strumenti, faranno leva su nuovi processi e avranno necessità di sviluppare nuove competenze. Supportare questi cambiamenti velocemente e con spirito positivo è necessario per garantire il successo dell’intero programma di modernizzazione. La gestione del cambiamento, quindi, deve essere avviata fin dalle prime fasi del progetto, coinvolgendo tutte le linee di business impattate: la nuova piattaforma deve essere sviluppata con e per loro, in modo da facilitarne le attività quotidiane. Dopotutto, è proprio il business il fruitore ultimo di tale soluzione tecnologica, il vero attore che potrà sfruttare tutto il valore aggiunto di una data platform enterprise abilitata dalla tecnologia cloud.

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Capgemini Engineering in Italia contribuirà allo sviluppo del nuovo sistema satellitare Galileo Second Generation https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/capgemini-engineering-in-italia-contribuira-allo-sviluppo-del-nuovo-sistema-satellitare-galileo-second-generation/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/capgemini-engineering-in-italia-contribuira-allo-sviluppo-del-nuovo-sistema-satellitare-galileo-second-generation/#respond Wed, 10 May 2023 08:18:00 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=845000 The post Capgemini Engineering in Italia contribuirà allo sviluppo del nuovo sistema satellitare Galileo Second Generation appeared first on Capgemini Italia.

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Capgemini Engineering in Italia contribuirà allo sviluppo del nuovo sistema satellitare Galileo Second Generation

10 Mag 2023
capgemini-engineering

Il consorzio internazionale guidato da GMV e da Thales Alenia Space, di cui fa parte Capgemini Engineering in Italia, è stato selezionato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per sviluppare il sistema di Test Bed nel Programma Galileo Second Generation (G2STB), uno degli elementi infrastrutturali chiave che l’ESA svilupperà per il corretto funzionamento dei satelliti G2G.

Questa nuova generazione di satelliti rappresenta un passo avanti per la costellazione Galileo, in quanto prevede numerosi aggiornamenti tecnologici sviluppati attraverso programmi di ricerca e sviluppo dell’UE e dell’ESA.

Il consorzio metterà le competenze dei propri esperti in ambito aerospazio a disposizione del Programma G2STB per il monitoraggio delle performance della costellazione satellitare, oltre allo sviluppo e alla convalida di tutte le nuove funzionalità di Galileo Second Generation.

Alla luce delle competenze e tecnologie messe in campo nelle attività del programma G1G, il progetto garantirà un passaggio graduale dalla prima alla seconda generazione di satelliti, con l’obiettivo di migliorare il monitoraggio dei segnali Galileo e contribuire alla convalida di nuove funzionalità durante la fase operativa dell’intero sistema di navigazione satellitare.

In particolare gli esperti di Capgemini Engineering in Italia supporteranno Thales Alenia Space nelle attività di sviluppo software del Message Composer e dell’ISL Emulator e nel testing dell’IOT Measurement System L-band del progetto.

Foto di copertina: ESA.

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Il ruolo del cloud per una trasformazione digitale sostenibile https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/il-ruolo-del-cloud-per-una-trasformazione-digitale-sostenibile/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/il-ruolo-del-cloud-per-una-trasformazione-digitale-sostenibile/#respond Thu, 20 Apr 2023 07:57:09 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=844889 The post Il ruolo del cloud per una trasformazione digitale sostenibile appeared first on Capgemini Italia.

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Il ruolo del cloud per una trasformazione digitale sostenibile

20 Apr 2023

Oggi la tecnologia digitale è responsabile dal 3% al 4% delle emissioni globali di gas serra (GHG – Green House Gases).

La tecnologia digitale ha un impatto materiale sull’ambiente che purtroppo viene spesso dimenticato a causa dei suoi usi smaterializzati. Se non si interviene tempestivamente, si stima che le emissioni di gas legate all’industria digitale continueranno ad aumentare in modo significativo, crescendo di oltre il 60% entro il 2040 rispetto al totale delle emissioni.

Oltre al carbon footprint, la tecnologia digitale ha un impatto su altre risorse come i minerali e l’acqua. È un fattore di esaurimento delle risorse abiotiche (ossia i componenti di un ecosistema che non hanno vita) ed è fonte di inquinamento, in particolare a causa dei rifiuti che genera. La tecnologia digitale, per essere realmente sostenibile, deve tenere conto di tutti questi impatti e non solo delle emissioni di gas serra.

Il cloud può limitare l’impatto ambientale della tecnologia digitale

Dal 2010 il traffico internet è aumentato di dodici volte, a fronte di un consumo energetico dei data center pari al 6%. Questo è in parte dovuto al crescente utilizzo di data center esterni da parte delle aziende per sostituire i propri data center interni, in particolare quelli gestiti da hyperscaler e operatori cloud. Questi data center hanno, nel complesso, un PUE migliore. Il PUE, o Power Usage Effectiveness, misura l’efficienza energetica di un data center. Gli operatori cloud, con il loro modello iper-industriale, condiviso e ottimizzato nei costi, sono molto più efficaci in questo senso rispetto agli approcci tradizionali adottati dalle aziende per i propri data center.

Quando le aziende decidono di attuare una strategia cloud o di “Move to Cloud“, devono considerare un ulteriore criterio relativo al concetto di responsabilità digitale: il calcolo della riduzione del carbon footprint dovuto alla “cloudification“, relativo ai server e al loro utilizzo e, più in generale, l’impatto ambientale che ne deriva. Per farlo, occorre analizzare la situazione esistente e confrontarla con le proposte dei cloud vendor. Questo approccio sta diventando sempre più oggetto di contratto e fa parte di un processo di trasparenza sulle pratiche degli operatori di public cloud, sull’ubicazione dei loro data center e sui dati ospitati. Alla luce del mix energetico molto diverso tra i vari paesi, conoscere l’ubicazione del data center in cui verranno erogati i servizi cloud scelti è un’informazione importante. Ad esempio, un data center situato in Francia ha un carbon footprint inferiore (grazie all’energia nucleare) rispetto a un data center situato in paesi limitrofi come la Germania o la Polonia.


Vuoi approfondire le condizioni necessarie per un cloud realmente sostenibile a livello ambientale? Contatta il nostro esperto!


I prerequisiti per la sostenibilità digitale nel cloud

Il cloud contribuisce a limitare l’impatto ambientale delle aziende che lo utilizzano. Tuttavia, ci sono alcuni prerequisiti per sfruttarne al meglio i vantaggi.

Il primo punto di forza dei fornitori di cloud risiede nei processi che hanno attuato per controllare e automatizzare l’uso delle risorse. Le loro infrastrutture sono virtualizzate, mentre la gestione dei server, così come il il rifornimento delle risorse associate ai servizi di storage e di archiviazione dei dati, sono completamente automatizzate.

Il secondo punto di forza è il controllo dell’obsolescenza tecnologica delle infrastrutture. I server di nuova generazione sono generalmente più efficienti in termini di consumo energetico. Gli operatori cloud hanno messo in atto processi di monitoraggio che consentono di ottimizzare l’hardware, sostituendo integralmente l’unità computazionale o, in alternativa, attraverso refresh tecnologici mirati di alcuni componenti dei server in uso. Il loro obiettivo è quello di sostituire i server al momento giusto. Tuttavia, gli operatori cloud danno poca visibilità della gestione del ciclo di vita dei loro server.

Il terzo punto di forza è la localizzazione geografica dei loro servizi. Tutti i principali operatori cloud hanno una presenza internazionale e i loro data center sono solitamente situati nelle capitali. Le aziende lontane dalle capitali o situate in aree rurali sono lontane dai data center di questi fornitori ed è giusto ricordare che il bilancio energetico dell’elaborazione dei dati è migliore quando viene effettuata quanto più possibile nelle vicinanze.

Infine, il quarto punto di forza è rappresentato dai data center stessi. Gli operatori del cloud sono all’avanguardia per quel che concerne l’urbanizzazione dei data center, l’adozione dei corretti sistemi di raffreddamento per garantire il minor consumo energetico possibile e l’utilizzo di energia a basse emissioni di anidride carbonica, oltre al fatto che conducono progetti sostenibili in prossimità dei loro data center. Hanno ridotto i costi energetici globali associati ai loro edifici e stanno investendo molto in ricerca e sviluppo per accelerare la riduzione del consumo energetico nei data center. Non esiste azienda non specializzata nella gestione di data center che sia in grado di eguagliare il livello di investimenti condotti dagli operatori di public cloud.

Per trarre vantaggio dal contributo del cloud alla riduzione dell’impatto ambientale, è opportuno rispettare alcuni principi, assicurandosi che le promesse siano effettivamente mantenute:

  • Definire chiaramente l’impegno contrattuale in questo ambito. Capgemini ha sviluppato una survey per gli operatori cloud, in modo che le aziende che utilizzano i loro servizi possano incorporare le risposte fornite nel contratto e impegnarsi a rispettarle. Le domande riguardano la politica di manutenzione dei server, la gestione del ciclo di vita, il raffreddamento dei data center, la loro ubicazione, etc. Possono anche includere KPI relativi al consumo energetico a livello di infrastruttura e al tipo di informazioni che sono in grado di fornire.
  • Comprendere l’architettura e la sua organizzazione in termini di decentralizzazione, sia della potenza di calcolo che dello storage, in modo da avere un hosting multi-zona e favorire la localizzazione dei dati nelle vicinanze.
  • Avere un approccio ragionato alla migrazione del parco applicativo, confrontando le configurazioni (in particolare sul lato server) prima e dopo la migrazione.

Tutto questo deve essere accompagnato da una trasformazione dei processi soprattutto per evitare il consumo eccessivo di risorse oppure per adottare approcci di consumo più snelli. In questo senso, l’approccio FinOps può essere estremamente utile non solo in termini di impatto finanziario e di controllo finanziario dei servizi cloud, ma anche in termini di impatto ambientale degli usi associati. La sfida attuale è quindi quella di includere nel cruscotto FinOps anche l’impatto delle emissioni di carbonio dei propri server, e non solo dei servizi cloud.

Se vuoi saperne di più su questo tema e approfondire le soluzioni cloud offerte da Capgemini, scrivi al nostro esperto:

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Energy & Utilities: un approccio Agile per un business Agile

14 Apr 2023
capgemini-engineering

La digitalizzazione e l’evoluzione Agile sono leve imprescindibili per le aziende che operano nei mercati delle commodities di larga diffusione e che vogliono raggiungere una maggiore competitività facendo leva sull’innovazione.

Lo scenario Agile nel settore Energy & Utilities

In uno scenario altamente competitivo e in continua evoluzione come quello dei segmenti di mercato dell’Energy & Utilities (detto anche E&U), Capgemini Engineering accompagna le aziende nell’affrontare sfide sempre crescenti dal punto di vista tecnico e organizzativo.

Una di queste sfide è legata ai servizi digitali, la cui rapida e a volte anche repentina evoluzione con l’uso di tecnologie sempre più innovative è un passo competitivo determinante per le aziende che vogliono affermarsi sul mercato. Capgemini Engineering ha risposto a queste difficoltà mettendo a punto l’Energy Suite, un bouquet di piattaforme software in costante evoluzione.

La suite – che si declina nei prodotti di Argon, Rems, Xeno – offre la flessibilità adeguata a raggiungere posizioni competitive in un settore in cui le esigenze di business sono crescenti.

I cambiamenti del settore traggono origine da alcune spinte globali, quali:

  • Trasformazione digitale: il ridisegno di processi e modelli di business tradizionali attraverso tecnologie digitali “abilitanti” come: AI & Advanced Analytics, Cloud, Cybersecurity, IoT, RPA, AR/MR/VR, Blockchain, Digital Twin. Una trasformazione in grado di generare nuovi paradigmi, migliorare i processi esistenti e risolvere i cosiddetti “problemi tradizionali”, sfruttando al meglio il “potere” dei dati.
  • Technology-based trust: la garanzia di poter operare su un sistema sicuro, riducendo di conseguenza le possibili frizioni tra i player dell’ecosistema dei nostri partner.
  • Green energy: l’energia del futuro, e in parte anche quella di oggi, sarà originata da fonti rinnovabili, verrà conservata localmente e il consumatore finale assumerà una nuova identità come “produttore” e “venditore” di energia (prosumer). Questo è uno degli scenari più probabili che potrebbero portare le società a compiere un processo, sempre più necessario, di “decarbonizzazione” del mondo.
  • Power to the digital player: viviamo una “democratizzazione” della tecnologia, in cui i player digitali hanno messo alla portata di tutti strumenti e informazioni in precedenza riservate a pochi. Non solo: sono cadute le barriere che dividevano settori prima del tutto separati, favorendo così l’ingresso delle aziende tecnologiche in ambiti prima inesplorati. Ad esempio, in questi anni non di rado sono entrati nel mercato attori che non appartenevano al settore energetico, ma che hanno sfruttato le loro competenze a livello di servizi (es. Google e Amazon) o di infrastrutture (es. Siemens e ABB).

In questo scenario, i player di settore percepiscono l’importanza delle nuove tecnologie digitali nell’abilitare soluzioni innovative e nuove opportunità, e si stanno preparando a gestirle secondo un framework composto da due mondi:

  • offline: “ciò che il cliente non vede” (ad esempio soluzioni di CRM, billing, ERP);
  • online: “ciò che vuoi che il cliente veda di te” (ad esempio attività innovative o strategiche).

Le piccole imprese adottano invece la trasformazione digitale in maniera più agile sui processi non-core, anche alla luce di una minore capacità di investimento rispetto a player più grandi.

I prodotti della suite si sono evoluti seguendo la direzione del mercato con soluzioni adatte a mitigare gli effetti sul settore di questa fase di transizione, ancora più accentuata negli ultimi due anni. Il team conta sulle competenze di risorse con esperienza decennale, che si avvalgono anche di nuovi approcci di agilità e metodo a supporto delle aziende del middle market nell’E&U.

In questo scenario, ci posizioniamo come un player versatile che riesce a interagire sia con realtà più grandi e innovative, anche all’estero, sia con le piccole e medie imprese italiane, accompagnando i clienti nel loro percorso di trasformazione digitale grazie a una forte conoscenza dei loro processi core e del settore e unendo la capacità di innovare a quella di gestire gli aspetti più tradizionali del business.

Il team vanta un’esperienza consolidata nelle attività che i clienti considerano “offline” ed è partner strategico nello sviluppo di soluzioni innovative nell’ambito “online”. Oggi siamo apprezzati per le nostre soluzioni in attività di back-end, nonché per le piattaforme agili e dinamiche, facilmente utilizzabili dal cliente, delineando così verso un nuovo concetto di fornitura di servizi a tutto tondo.

Visione Agile e focus sui task come volano per lo sviluppo nel breve e nel lungo periodo dei nostri partner

La Energy Suite Argon conta sulle performance dei prodotti e su scelte di approccio che massimizzano le caratteristiche di ogni suo prodotto:

  • Argon permette di gestire la fatturazione in maniera precisa e puntuale, attraverso delle semplici configurazioni di logica di calcolo e di layout.
  • Rems fa della flessibilità e personalizzazione il punto di forza nella gestione del commissioning nel settore e trova applicabilità in segmenti di mercato differenti.
  • Xeno si occupa della gestione di approvvigionamento, logistica e trading nelle dinamiche del settore Gas & Power.

Vuoi sapere in che modo la Energy Suite Argon può rispondere alle sfide digitali della tua azienda? Contatta il nostro esperto!


Si tratta di una offerta che evolve, va di pari passo con il cambiamento dell’organizzazione e si rafforza nei metodi, avvalorati dalla scelta di praticare diversi asset a fondamento del business agility (applicativo del metodo agile nei servizi digitali al mercato) quali l’aggiornamento costante del client backlog, gli scrum focuses, la condivisione con il product owner.

La combinazione di un numero di informazioni sempre crescente, un migliore accesso ai dati e uno standard nei processi interni ed esterni, soprattutto in tema di comunicazione, ha portato a una generica riduzione dei tempi su tutti i processi aziendali legati al prodotto e sui processi che sono indirettamente dipendenti dagli stessi.

Tutto questo ha reso possibile la creazione di forti sinergie con nuovi partner del progetto interni ed esterni a Capgemini Engineering, che hanno generato enormi benefici nello sviluppo del business e nell’adattamento alle mutevoli condizioni, oltre ai necessari business needs, negli utilizzatori del prodotto Argon e della Energy Suite.

Accettare la sfida delle continue evoluzioni del mercato e trasformarla in obiettivo di crescita del business

Operiamo in scenari complessi, incerti e in rapida e continua evoluzione, dove sperimentare nuove soluzioni è fondamentale. Ma in questo scenario, c’è una certezza: il costante miglioramento del rapporto con il cliente rimane al centro di ogni iniziativa, in particolare negli ultimi due anni che hanno “segnato un solco” rispetto al passato nel mondo dell’energia.

La crisi energetica ha rappresentato per molti operatori la chiusura di un ciclo: un esito disatteso dell’andamento dei prezzi ha messo in ginocchio molte aziende. Tuttavia, non ci sono state situazioni analoghe tra i clienti che fanno uso della Energy Suite Argon.

Il supporto di Capgemini Engineering ha messo a disposizione dei suoi clienti un ventaglio di soluzioni organizzative e tecnologiche che ha permesso loro di modificare il proprio core business, adattandosi al cambiamento.

Riusciamo a indirizzare sia esigenze di affidabilità ed efficienza operativa attraverso un modello tradizionale, solido, accurato e sicuro, sia le esigenze di rapidità ed efficacia attraverso un modello agile e innovativo. In questo senso, valorizziamo anche la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni esplorando servizi e idee di business innovativi.

Riconosciamo, inoltre, un ruolo importante ai partner tecnologici e di business perché permettono di estendere e integrare le nostre capabilities sia a livello locale sia a livello di best-fit tecnologico.

Secondo questo approccio, facciamo leva su una rete di partner che, in collaborazione con Capgemini Engineering, rispondono alle esigenze dei nostri clienti. Collaboriamo con SAP, Salesforce, Microsoft Dynamics e Azure, Oracle (ad esempio DBMS) e offriamo soluzioni SaaS con hosting in Italia.

Portiamo avanti tutte le nostre attività con una forte attenzione alla sostenibilità, un paradigma su cui misurare approcci e modalità. Il nostro approccio si fonda su strumenti tecnologici, sia tradizionali che di frontiera, e competenze di business e di processo, che ci permettono di realizzare concretamente la digital transformation dei nostri clienti.

Se vuoi saperne di più su questi temi e scoprire in che modo gli esperti del team Energy Suite Argon possono supportarti, contatta gli autori di questo articolo:

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Cyber Italy, il progetto di Capgemini nel programma spaziale satellitare IRIDE https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/cyber-italy-il-progetto-di-capgemini-nel-programma-spaziale-satellitare-iride/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/cyber-italy-il-progetto-di-capgemini-nel-programma-spaziale-satellitare-iride/#respond Wed, 12 Apr 2023 07:50:28 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=844831 The post Cyber Italy, il progetto di Capgemini nel programma spaziale satellitare IRIDE appeared first on Capgemini Italia.

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Cyber Italy, il progetto di Capgemini nel programma spaziale satellitare IRIDE

12 Apr 2023

Capgemini realizzerà il progetto Cyber Italy nell’ambito del Programma IRIDE finanziato da fondi PNRR. Il progetto, assegnato a seguito di win nell’ambito di un bando pubblico, si inquadra in un ambito più esteso dello sviluppo di un modello digitale (Digital Twin) altamente accurato della Terra per la comprensione e la previsione del sistema Terra e delle sue complesse interazioni con le attività umane, producendo informazioni e strumenti di supporto decisionale che rappresentano le relazioni dinamiche tra gli ambienti fisici e naturali (il sistema Terra) e la società (ad esempio percorsi socio-economici, azioni di adattamento e mitigazione o governance).

Il progetto Cyber Italy si focalizzerà sul territorio italiano e garantirà coerenza e cross-fertilization con altre iniziative Digital Twin a livello europeo dedicate all’intero pianeta (ad esempio Destination Earth e Digital Twin Earth).

Basato su un’efficace integrazione di dati, modelli, intelligenza artificiale e capacità di calcolo avanzate, Cyber ​​Italy offrirà repliche digitali ad altissima precisione dei processi terrestri potenziando la capacità di osservarli, comprenderli e caratterizzarli e simularne la loro potenziale evoluzione.

Capgemini, che ha vinto il bando come Prime Contractor per la realizzazione del progetto, si avvarrà della collaborazione dei partner Engineering D.HUB, NAIS e Rhea Italia.

Il programma IRIDE

IRIDE, uno tra i più importanti programmi spaziali satellitari europei di Osservazione della Terra, sarà realizzato in Italia su iniziativa del Governo grazie alle risorse del PNRR e sarà completato entro il 2026 sotto la gestione dell’ESA – European Space Agency e con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

La costellazione, insieme ad altri sistemi spaziali nazionali ed europei, supporterà anche la Protezione Civile e altre Amministrazioni per contrastare il dissesto idrogeologico e gli incendi, tutelare le coste, monitorare le infrastrutture critiche, la qualità dell’aria e le condizioni meteorologiche. Fornirà, inoltre, dati analitici per lo sviluppo di applicazioni commerciali da parte di startup, piccole e medie imprese e industrie di settore.

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ERP to Cloud: modernizzare l’ERP e prepararlo alle sfide del futuro https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/erp-to-cloud-modernizzare-lerp-e-prepararlo-alle-sfide-del-futuro/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/erp-to-cloud-modernizzare-lerp-e-prepararlo-alle-sfide-del-futuro/#respond Mon, 20 Mar 2023 15:38:01 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=843424 The post ERP to Cloud: modernizzare l’ERP e prepararlo alle sfide del futuro appeared first on Capgemini Italia.

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ERP to Cloud: modernizzare l’ERP e prepararlo alle sfide del futuro

Rosario Indulsi
20 Mar 2023

La trasformazione digitale di aziende e organizzazioni ha subito una grande accelerazione per far fronte alle sfide sanitarie, alle nuove aspettative del mercato e alle nuove pratiche di utenti e consumatori.

La necessità di andare più veloci, di essere più resilienti, più innovativi e con un budget adeguato alla situazione, spinge le aziende a modernizzare i loro processi e i loro sistemi informativi per affrontare al meglio le sfide attuali, e soprattutto prepararsi a quelle future. Guardando al core del sistema informativo, l’ERP e il suo ecosistema connesso non sfuggono alla necessità di rapida modernizzazione. Il loro connubio con le soluzioni cloud rappresenta la risposta più adeguata per raggiungere gli obiettivi di business.

ERP to Cloud: vantaggi che vanno oltre la semplice riduzione dei costi

La migrazione del proprio ERP al cloud consentirà ovviamente di ottimizzare i costi dell’infrastruttura e dei servizi passando a un modello OPEX, ad esempio regolando le dimensioni e le prestazioni dei servizi consumati o ottimizzando le soluzioni di “disaster recovery” dopo un incidente. Allo stesso tempo, consentirà anche di guadagnare in resilienza e prestazioni, riducendo le interruzioni del servizio attraverso un’architettura ad alta disponibilità distribuita tra le zone di hosting o regolando la potenza dei servizi in modo dinamico, in base alle richieste. Osserviamo anche sul campo un reale vantaggio nell’effettuare la delocalizzazione tecnologica al momento della sua migrazione, al fine di ottenere una soluzione standard e industrializzata prima di automatizzare i principali task operativi quotidiani.

Infine, la migrazione al cloud consentirà di innovare e preparare la piattaforma alle future esigenze di business, che richiederanno interconnessioni multiple e sicure con altri sistemi informativi o servizi PaaS/SaaS esterni. I processi aziendali ERP possono inoltre essere adattati per integrare determinati servizi collaborativi e l’intero sistema ERP può fare affidamento su servizi dati, IoT o soluzioni low-code, forniti dal provider di servizi cloud, per comunicare e/o gestire il sistema e i suoi dati.


Per approfondire in che modo il cloud accelera la modernizzazione, leggi l’articolo “Il cloud, un acceleratore per la modernizzazione”.


Mettere il proprio gestionale in cloud è possibile?

Un ecosistema ERP non è un’applicazione come le altre. Si tratta del core del sistema informativo.

È generalmente voluminoso, richiede alte prestazioni ed è al centro di un ecosistema spesso complesso con una forte componente storica. L’ERP deve essere particolarmente resiliente poiché spesso è fondamentale per il business dell’azienda. Questo ecosistema è generalmente interconnesso con molti altri servizi, all’interno del sistema informativo e al di fuori, attraverso modalità di comunicazione spesso eterogenee. È anche un importante fornitore di dati, e quindi un fattore chiave per l’analisi e il processo decisionale all’interno dell’azienda, soprattutto in un mondo in cui i dati sono ormai al centro delle strategie aziendali.

Infine, quando parliamo dell’ecosistema ERP, parliamo di prodotti di mercato che hanno requisiti molto specifici su cosa possiamo fare o cosa non possiamo fare in termini di percorso per mantenere il supporto che possono dare. Tutto ciò lo rende un sistema da prendere con cautela e da trattare avendo una conoscenza specifica se si vuole spostare e modernizzare, garantendo al tempo stesso la continuità del servizio.

Uno studio dettagliato della soluzione esistente e del modello target è quindi indispensabile per decidere quali componenti spostare nel cloud e per identificare poi le azioni di modernizzazione necessarie o pertinenti da realizzare per la migrazione. Questa analisi dettagliata consente anche di definire e condividere il modello target in termini di architettura, modello operativo, costi di progetto e costi ricorrenti, nonché i modelli di migrazione e la pianificazione associata.

Quando è il momento giusto?

Il processo di migrazione deve essere programmato al momento giusto in base alla roadmap tecnica e di business dell’azienda, nonché alla presenza di vincoli e/o dipendenze in corso. Naturalmente, prima l’ERP e il suo ecosistema correlato vengono ospitati su una piattaforma cloud, prima l’organizzazione ne trae i benefici. Tuttavia, a volte è preferibile integrare la trasformazione cloud nel futuro programma di trasformazione del business dell’ERP per ottimizzare lo sforzo complessivo. Le limitazioni sull’ammortamento degli investimenti passati, così come i contratti di manutenzione di terze parti, vanno naturalmente presi in considerazione in questo piano.

ERP to Cloud: prima di tutto un progetto di continuità di servizio…

L’ERP nel cloud è un progetto di trasformazione che, per avere successo, richiede il coinvolgimento di tutti gli attori, dai venditori agli operatori attraverso i team di sviluppo, e questo fin dall’inizio del progetto per garantire la sicurezza del cambio di servizio e assicurare la sua perfetta continuità. L’ERP in cloud rimane soprattutto un progetto di continuità di servizio.

… per preparare meglio il futuro!

Il cloud offrirà quindi un terreno di gioco moderno e favorevole all’innovazione, dove in precedenza l’ERP poteva evolversi, on-premise, in modo vincolato e spesso limitato. Effettivamente, i cloud provider offrono costantemente nuovi servizi per sfruttare i sistemi e i loro dati, consentendo così alle organizzazioni di continuare a modernizzare le loro operazioni e proporre nuovi modelli ai loro utenti. Queste aziende potranno quindi continuare a migliorare la loro competitività attraverso l’innovazione, aprendosi in tutta sicurezza al nuovo modello di “composable enterprise” approcciando il concetto del “clean core”.

In sintesi, mettere la propria nave ammiraglia ERP in mare aperto, nel cloud, significa prometterle un bellissimo viaggio al servizio dell’azienda e dei suoi diversi settori…

Se vuoi saperne di più su questo tema e approfondire le soluzioni cloud offerte da Capgemini, scrivi al nostro esperto:

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